Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti.
Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie,  clicca qui.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie.
  • +39 089 227502
  • Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
  • 9:00-13:30 17:00-20:00
Social network - Scatto, dunque sono

L’ossessione di fotografare tutto e non godersi nulla dilaga. Si scatta, si posta, si condivide ma si osserva sempre meno e cambia la percezione del reale

E’ stata una dura giornata di lavoro, finalmente a casa! Sono stanca, affamata, infreddolita, giro la chiave nella serratura, non ce la faccio ad entrare, mi giro, alle mie spalle il giardino è addormentato, quasi l’invidio, vorrei anch’io addormentarmi in un cantuccio, in un incavo di un albero e risvegliarmi solo in primavera. Ritorno sui miei passi, ma sì, le pantofole, la doccia un pasto caldo possono aspettare, il giardino mi chiama, o forse la mia anima è troppo stanca, la mente offuscata da brutti pensieri chiede questa passeggiata. Le scarpe affondano nelle foglie cadute, bacche di magnolia costellano il prato rado, tutto è avvolto nell’aria umida di gennaio. Salgo le scale che portano alla limonaia, della vite non rimane che sottili rami attorno ai tutori, la quercia è rivestita solo di un manto di spesso muschio, il Ginkgo biloba ormai completamente nudo proietta i suoi rami verso il cielo, sembra quasi invocare una preghiera a Dio, il mio sguardo ritorna al terreno, sorrido al giardino e gli dico: «lo sapevo che mi avresti fatto un regalo! ».

Un piccolo fiore di Crocus è sbocciato! Come sei bello, sei una speranza, una carezza, una pausa nella follia umana, sei ciò che sta sognando il mio giardino? Sei semplicemente poesia! Già poesia, il giardino è poesia di bellezza, di natura incorrotta, non soggetta a offese del tempo, nascosto per non essere scempio della massa…La massa, quella massa che affronto ogni giorno in negozio, quella massa che non capisco più, con la quale è sempre più difficile comunicare. Perché la comunicazione è cambiata, o meglio la percezione del reale è cambiato. Mi capita sempre più spesso di avere clienti che pur essendo in negozio circondati da fiori, piante, bouquet mi chiedono foto… «Non ha delle foto da mostrarmi?» Clienti che fotografano ciò che ho in negozio e mandano foto a qualcuno perché vogliono scegliere o avere un parere dall’altra parte dell’universo per decidere un semplice acquisto. Clienti che mi chiedono la foto dei lavori che manderò ai loro cari, fotografano, fotografano, fotografano…mi chiedo: ma sono vivi? Sono ciechi? Sono spaventosamente ombre, prigionieri incatenati? Caro maestro Platone, forse questo è ancora il tempo della caverna universale? Cosa sta succedendo all’umanità? Antropologi, studiosi, scrittori… stanno monitorando questo nuovo fenomeno sociale, un’umanità che vive immersa, come ipnotizzata nella nube social-narcisa degrada la capacità di lettura di se stessi e del mondo. L’analfabetismo delle emozioni è inseparabile dall’analfabetismo dei pensieri e non c’è niente di più spaventoso come dice Goethe di un ignoranza attiva. Certo anch’io mi sono dovuta adattare ai social network, pubblico foto del negozio su FB, Instagram… invito continuamente il pubblico a venirci a trovare per vivere emozioni, sentire profumi, creare insieme composizioni personalizzate. Sicuramente i social network aiutano a farti conoscere e a vendere, ma come in tutte le cose ci vuole il giusto mezzo. Invece non contenti i nuovi mostri entrano in negozio sciorinando la loro cultura a brandelli di fiori e piante appresa qua e là tra You Toube, Wikipedia, Instragam e quant’altro… un pascolo di informazioni e immagini assemblate superficialmente senza intelligenza.

Non so dove l’umanità si stia dirigendo, eppure penso che c’è tanto da fare! La civiltà nella nube digital è un burattino dove un Mangiafuoco muove i fili del macabro spettacolo!

Stephan Buchmann nel suo libro “La ragione dei fiori” (Ponte alle Grazie, 2015) scrive: «IIl biologo Edward O. Wilson ha dichiarato che saremo ricordati, e difficilmente perdonati, dalle future generazioni, soprattutto per essere stati responsabili della dilagante estinzione delle specie antropogeniche che si sta verificando in questi anni. A che cosa stavamo pensando? Perché non abbiamo fatto nulla? Che fine aveva fatto la nostra biofilia? [...] Secondo alcune stime, ogni giorno perdiamo 137 specie vegetali e animali, il che ci porta a raggiungere l’incredibile cifra di 50.000 estinzioni l’anno, solo a causa della deforestazione tropicale. La metà delle piante e degli animali di tutto il mondo, infatti vive proprio lì.»

Allora che si fa? Vogliamo svegliarci, uscire ancora una volta dalla caverna di ombre, usare, certo anche i social network ma in modo intelligente! La mia passeggiata in giardino volge al termine, sul muro di cinta che guarda a sud una pianta di Passiflora completamente spoglia ha sorprendentemente un unico fiore sbocciato! E’ un messaggio lo so. La Natura ci parla costantemente se la osserviamo veramente. Se potessi mio bel fiore di Passiflora creerei un elisir di vera passione per la vittoria del bene sul male, lo cospargerei sul pianeta Terra, perché quando l’essere umano perderà il vero bene “la Natura” non conoscerà più la F E L I C I T A’.

Ringrazio Giuseppe Montesano autore del libro “Come diventare vivi” (Giunti Editore) fonte d’ispirazione di questo articolo. 

Anny Pellecchia

Leggi gli altri articoli del BLOG - Donna tra i Fiori.

Copyright © Ugo Pellecchia & Il Floricultore

 


 
Amaryllis, stupore sotto l’albero

I fiori producono effetti benefici e duraturi sulle emozioni, sul comportamento, sugli stati d’animo.

Maggio 2017, esco in terrazza, l’ Amarillys è fiorito, bellissimo bianco come la neve, scherzando gli domando:  ”E che ci fai qui? Sei un bel po' in ritardo, la festa è bella e finita! I tuoi fratelli hanno festeggiato il Natale e Capodanno alla grande! Dov’eri finito?”

Sembra incredibile ma l’Amaryllis pur essendo un fiore di primavera–estate è diventato uno tra i fiori emblema del Natale. Gli olandesi propongono una interessante gamma di colori uno più bello dell’altro, ce ne sono per tutti igusti: rosso fuoco 'Red Lion', bianco 'Mont Blanc', variegato 'Minerva, 'Pesca', 'Rilona', ecc

Il rosso e il bianco sono naturalmente i più richiesti perché si sposano meglio con gli addobbi tradizionali della festività, ma anche le altre nuance si difendo bene in ambienti più moderni e informali.

Fasci, composizioni, bouquet, centrotavola hanno come protagonista i bellissimi fiori di Amarillys!

Il successo del resto è assicurato! La sua corolla imponente formata da quattro fiori enormi poggiati su di un unico stelo quando fiorisce lascia tutti meravigliosamente in estasi!

Fioriture anticipate

Ma da dove viene l’ usanza di farlo fiorire a Natale? Tutto ha origine nelle fredde terre del nord Europa. L’ inverno lungo ricopre ogni cosa di neve, il grigio del cielo si riflette sull’ oceano, il sole raramente riesce a far capolino tra le fitte nuvole.

Gli abitanti del luogo non volendo rassegnarsi a vivere senza colori hanno iniziato a portare all’interno delle case già nel mese di ottobre bulbi di Giacinti, Muscari, Narcisi, Amarillys. Di regola fioriscono fine primavera–estate, ma ingannati dal dolce tepore domestico anticipano la loro fioritura!

In quattro mesi proprio in concomitanza del Natale fioriscono! E quale regalo più bello è rivedere di nuovo il colore nella propria vita! Alcuni antropologi e psicologi affermano che i fiori producono effetti benefici e duraturi sulle emozioni, sul comportamento, sugli stati d’animo.

Forti di ciò i produttori si sono scatenati nella produzione non solo di fiori recisi ma anche di bulbi di Amaryllis.

Lampadine colorate

Una moda comparsa negli ultimi anni è quella di far fiorire questa grande bulbosa senza acqua, né terriccio né vaso! Ma com’è possibile? Provare per credere. Il bulbo arricchito di nutrienti viene rivestito di cera, quest’ultima viene a sua volta colorata, glitterata, floccata, dipinta, ricoperta di colore fluorescente e chi ne ha più ne metta. Il bulbo prima ancora di fiorire è un oggetto di arredamento!

I clienti rimangono stupiti, molti chiedono di cosa si tratti! Chi lo acquista per la prima volta ritorna trionfante in negozio per raccontarmi gli sviluppi della pianta con tanto di fotografia immortalata nel cellulare. Un cliente poi mi fece tanto ridere, raccontandomi dell’incontro in piena notte con una luce sinistra (Bulbo fluorescente) nel salotto della proprio casa! La moglie lo aveva acquistato per il bambino ma nessuno l’aveva informato! Quasi gli veniva un coccolone!

Le grandi lampadine così come vengono chiamate nel nord Europa sono ormai diventate un’ idea regalo originalissima da mettere sotto l’albero di Natale o nella calza della Befana!

E se qualcuno lo scambierà il bulbo per una cipolla poco importa!

Vorrà dire che dalla delusione iniziale nel giro di breve si ricrederà. Una volta fiorito, bisognerà chiamare per forza al cellullare Babbo Natale e la Befana per ringraziarli!

Buon Natale e Felice anno Nuovo!

Annie Pellecchia

Leggi gli altri articoli del BLOG - Donna tra i Fiori.

Copyright © Ugo Pellecchia & Il Floricultore


 
Real Parco di Capodimonte

Dopo due anni di cure, la più importante area verde di Napoli, autentico polmone della città con i suoi 134 ettari, è tornata a essere un luogo incantevole, una sintesi meravigliosa di ordine, cultura, silenzio e pace

Avevo 12 anni la scuola organizzò una gita a Capodimonte.

Non potrò mai dimenticare l’ingresso di quell’edificio maestoso, nel parco banchettavano noncuranti degli zingari su quel che rimaneva di un’aiuola, i mie compagni di classe ebri di quegli spazi infiniti ne fecero subito un campo di calcio e lì rimasero per tutto il tempo. Figlia di giardiniere, cresciuta in un giardino incantato ebbi una stretta al cuore, il parco ferito dagli assalti del tempo era in pieno decadimento e morte. Leggevo attraverso l’età delle piante e la loro disposizione le tracce lasciate da sapienti giardinieri, sapevo cosa poteva ritornare ad essere… Solo Claudia la mia compagna di banco ed io entrammo nel museo, nonostante la nostra cultura artistica non fosse ancora formata, rimanemmo incantate innanzi ai quadri di Raffaello, Caravaggio, Tiziano… sembravano respirassero tanto erano reali. Sin da piccola educata al bello, ho sempre vissuto male quella maledizione che affligge la mia terra, l’incapacità di apprezzare ciò che gli è stato donato gratuitamente.

Fu Carlo di Borbone Re di Napoli nel 1734 a disporre la costruzione di numerosi siti reali di cui il Palazzo di Capodimonte. La Reggia è in cima alla collina, sovrasta la città di Napoli, gode di uno straordinario panorama sul golfo. L’aria è salubre al limite di una vasta area boschiva. Il Re appassionato cacciatore, destinò la riserva di Capodimonte ricca di uccelli a casino di caccia. All’architetto napoletano Ferdinando Sanfelice nel 1742 venne affidato il progetto di trasformazione in parco e giardino di una parte del bosco, con soluzioni prospettiche alla francese e ampi inserti all’inglese così da ottenere effetti scenografici ancora di forte suggestione barocca. Il bosco cinto da mura si estendeva per lunghezza quasi un miglio per mezzo miglio di larghezza. Vi si entrava per una parte guarnita di cancelli di ferro… grandiosi alberi di Elci e querce costeggiavano gli ampi stradoni e viali che intersecandosi correvano lungo il bosco. “Lepri, conigli, caprii, cervi, volatili di ogni sorta rendono la caccia oltremodo varia e divertente… Il detto Real Palazzo è oggi frequentato dalla Corte. Dominando la capitale è un soggiorno incantato per i boschetti, giardini, deliziosi viali, peschiere, belli edifizi, varietà di volatili e quadrupedi” (Sasso 1856)

Con la caduta dei Borboni la Reggia visse l’ inizio del decadimento, i saccheggi dei francesi durante la Repubblica Napoletana 1799, l’unità d’Italia, i Savoia, la II guerra mondiale…

Il Museo riaprì solo nel 1954 ma con il cambiamento della città, il traffico, il degrado sociale, il complesso finì per essere progressivamente escluso dai circuiti culturali.

Ma gli esseri umani come dice Robert Pouge Harrison non sono fatti per guardare troppo a lungo la testa di Medusa con la sua rabbia, morte e sofferenza infinita. La riluttanza a farci pietrificare dalla realtà della storia è grande.

Oggi il direttore del Real Museo e del bosco di Capodimonte Sylvain Bellenger con la sua squadra ha intrapreso un complesso compito nel voler recuperare il parco di Capodimonte nella sua interezza o meglio nei suoi significati più profondi. Il Parco è spazio umano in mezzo alla freneticità della città. Il Parco è tranquillità trae energia proprio dal vortice che si agita al di fuori dei suoi confini. Il popolo napoletano con donazioni ha risposto alla nuova rivoluzione “La rinascita del giardino perduto“ panchine, posaceneri, videocamere, interventi di pulizia è tanto altro sono nel programma.

Il popolo napoletano vuole fortemente rivivere il parco, un luogo in cui crescere, passeggiare, correre, affacciarsi ad uno dei belvedere più belli al mondo…

Regina Maria Carolina d’Asburgo: «Ferdinando, è arrivato un francese, un giacobino a Capodimonte, sta organizzando una Rivoluzione, tu sei il Re, mandalo alla ghigliottina!».

Re Ferdinando IV di Borbone: «Carolina, stai tranquilla, questa volta è diverso, la Rivoluzione c’è, è vero, ma è una nuova Rivoluzione! È la Rivoluzione del Verde! Credimi, il Verde è l’unica libertà che rende felice l’uomo. Nel giardino possono rifiorire le virtù umane e sociali calpestate dal mondo cosiddetto reale».

 

Anny Pellecchia

Leggi gli altri articoli del BLOG - Donna tra i Fiori.

Copyright © Ugo Pellecchia & Il Floricultore