Riflessioni sull'8 marzo, i fiori per un mondo migliore
«Allora, Anny, per la Festa della Donna ti metto da parte dieci secchi di mimosa locale e dieci scatole di mimosa di Sanremo. Quest’anno è fiorita prima e il prezzo è più alto rispetto all’anno scorso… conosci le regole del mercato». Alfonso Testa, sorride e mi saluta. Eh già, l’otto marzo è alle porte, solo a pensarci mi viene l’ansia! Chiudo i portelloni del furgone e via verso il negozio. Mentre guido i ricordi riaffiorano alla mente: erano gli anni ’80, in negozio lavorava tutta la mia famiglia e quel giorno di festa era un vero delirio. Gente che si accalcava al bancone pur di portare a casa un rametto del profumato fiore. La fila arrivava fin fuori al marciapiede. Ricordo che mio padre, con quella energia che lo caratterizzava, mi diceva: «Anny, stai tranquilla, è tutto organizzato. C’è anche la bella mimosa della Liguria!». Non era un giorno di lavoro, ma di “guerra”, combattuta a colpi di vigoroso fior di mimosa. Alla fine eravamo tutti ricoperti di pallini gialli, pavimento del negozio compreso.
PERCHE' LA MIMOSA?
Ho sempre pensato che la scelta della mimosa per la festività delle donne fosse sbagliata: è difficile organizzare la pezzatura dei singoli rami, il fiore è delicato, si macchia facilmente e la durata è un battito di ciglia. Avrei preferito la fresia, l’anemone, il tulipano, la viola… insomma tutto, ma non la mimosa! La scelta non fu fatta dagli addetti ai lavori, ma dalle stesse donne, come racconta Anna Rodano, una delle protagoniste della prima Giornata internazionale delle Donne, svoltasi a Roma nel 1946. Desideravamo che un fiore caratterizzasse l’evento e doveva essere reperibile agli inizi di marzo. Poiché all’epoca le serre erano poche e non arrivavano fiori in aereo, ci vennero in mente quegli alberi coperti di fiori gialli che crescevano rigogliosi in tanti giardini di Roma e dei Castelli».
Il primo corteo dell’8 marzo fu un tripudio di donne illuminate dai fiori di mimosa, li portavano tra i capelli, nelle scollature delle vesti, tra le mani. A quel punto fu difficile cambiare fiore.
LA MADRE DEGLI DEI, DEI RE E DEGLI UOMINI
Oggi lo slancio dell’8 marzo è scemato. Sono le stesse donne che disdegnano la ricorrenza, quasi si sentono offese ad essere rilegate nel festeggiamento di un solo giorno. Sono arrabbiate, amareggiate. Del resto pur avendo conquistato tanti traguardi d’indipendenza, c’è ancora tanto lavoro da fare. Quasi sette milioni di donne in Italia hanno subìto qualche forma di violenza nel corso della loro vita. Una piaga aberrante, senza bandiera. Sull’intero pianeta ci sono donne che patiscono ingiustizie inaudite, perpetrate da uomini che pensano di avere il dominio assoluto sulle loro vite.
Eppure se torniamo indietro di millenni scopriamo che una delle principali divinità del pantheon mesopotamico è una donna. Il suo nome è Inanna-Ishtar, regina del cielo e della terra. Dea dell’amore e stella del mattino e della sera. Ella è esuberanza, abbondanza, nutrimento puro. È la divinità della terra feconda, ma anche madre degli dei, dei re e degli uomini. Cos’è successo a questa dea universale così potente nell’immaginario collettivo? Forse si è fidata di un uomo che l’ha tradita e ha estirpato dalla coscienza degli altri uomini il culto ma soprattutto il rispetto della Grande Madre che racchiudeva in sé l’importanza dell’essere femminile? Forse è prigioniera incatenata in un luogo oscuro e attende solo di essere liberata? Forse solo quando questo accadrà tutte le catene delle donne si sbricioleranno e solo allora l’armonia e la pace tra i due sessi ritornerà ad esistere.
MESSAGGERI D'AMORE E DI PACE
In negozio il telefono squilla: «Ciao, Anny, sono Eleonora, la collega di Roma. SOS, ho bisogno del tuo aiuto: entro un’ora mi devi consegnare un fascio fiori con mimosa e torta Mimosa, ci riesci?». Certo che sì, ho una squadra di pasticceri a Salerno in assetto di combattimento!
Al primo colpo la pasticceria Romolo passa la mia chiamata in laboratorio. Mi fanno una sola domanda: preferisci la torta alla crema chantilly o all’ananas? Caspita mi ero persa la versione all’ananas, rido tra me. Lascio la scelta al pasticcere. Intanto il fascio è già pronto, scrivo il biglietto: “Presto ti raggiungerò, intanto eccoti gli afrodisiaci perfetti, fiori e dolce indispensabili a far sì che l’amore arrivi alla perfezione”.
Il fattorino carica il tutto e corre a ritirare la torta. Missione compiuta. Ancora una volta l’amore vince.
Buon 8 marzo a uomini e donne!
Anny Pellecchia
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