O divinità mattutina, sorgi dalle acque come Afrodite schiudendo la tua corolla magnifica, accarezzata dai primi raggi del sole caldo della bella stagione. Nessuno può sottrarsi al tuo incanto, è un dono contemplarti, perché si sa, la tua bellezza dura un giorno, a tarda sera richiudendoti in te stessa ritorni nel mondo liquido da dove sei venuta.
E’ per questa magia che ogni anno porto in negozio una bella confezione di ninfee rustiche di vari colori facili da coltivare alle nostre temperature. Certo è difficile vendere un bicchierone di plastica pieno d’acqua con un rizoma all’interno e una foto indicativa del fiore, in piena città. Ma che ci posso fare, sono un’inguaribile romantica, proiettata nell’antica Roma.
Vedo una Ninfea, e immagino di essere in una villa patrizia, seduta ai bordi di un ninfe.! Certo che poesia venerare le Ninfe in casa, avere una vasca dove coltivare piante di ninfee. Il ninfeo fu pure un sogno continuato nei giardini all’italiana del periodo barocco e romantico… poi man mano l’uomo moderno si è disconnesso dalla bellezza della natura per qualche inceppo nel sistema interplanetario, non ha interesse alla contemplazione della sinfonia di colori che fiori e foglie donano ogni giorno gratuitamente al nostro sguardo.
Eppure rimango fermamente convinta che lo scopo di un giardino, di una terrazza o anche di un piccolo balcone fiorito è quello di donare felicità e pace alla mente. È così facile creare un ninfeo, anche se non si possiede un giardino con vasca, basta una tinozza, uno strato sul fondo fatto di argilla sabbia e sassolini per ancorare il rizoma, qualche pesciolino rosso per creare un piccolo ecosistema in miniatura, sole ed è fatta!
Per chi è terrorizzato dalle zanzare al posto dei pesciolini rossi consiglio le gambusie, pesci minuscoli divoratori dell’odiato insetto. Basta rabboccare sempre il livello dell’acqua in modo tale che tutti abbiano sempre acqua a sufficienza.
Possiamo invitare Plinio, Marziale, Orazio, tutti e tre i poeti concordano che una casa senza ninfeo è incompleta e che l’aspetto più importante dell’acqua rimane legato al piacere di contemplare l’acqua come valore estetico. Naturalmente un ninfeo deve essere una sinfonia di colori utilizzando allo scopo anche meravigliosi fogliami come Papiri, Equisetum, Thyphe… bisogna sempre ricordare, che una persona desidera vedere un bel quadro alla volta e non un accozzaglia di varietà messe a casaccio, la cosa non è semplice al contrario richiede conoscenze specifiche che possono scaturire da lunghi studi attività ed esperienza.
Il grande pittore Claude Monet, sapeva bene tutto ciò, tanto amava le ninfee, che dopo aver acquistato un pezzo di terra a Giverny, vicino Parigi, intentò una causa all’amministrazione pubblica pur di deviare un piccolo fiume, il Ru, così da ricavarne un bacino per far sì che le ninfee si rigenerassero senza sosta. A giudizio vinto poté finalmente godere del suo piccolo paradiso, sistemare il cavalletto sulle sponde del laghetto e dipingere la sua ossessione, le ninfee. Voleva intrappolare sulla tela acqua luce e aria per l’eternità!
Era vittima di un incantesimo! Le sue ninfee le dipinse ben duecentocinquanta volte, senza contare molte tele distrutte, sfregiate o bruciate durante attacchi d’ ira spasmodica perché non le riteneva soddisfacenti. Comunque le dodici tele lunghe quattro metri ciascuna sono esposte in una sala creata apposta per Monet di forma ovale al museo dell’Orangerie a Parigi.
A distanza di un secolo, il visitatore ha la stessa sensazione come scrisse lo scrittore Lucien Descaves “Esco dalla vostra mostra abbagliato e meravigliato”. Al pittore Monet deve essergli successo sicuramente qualcosa di incredibile, proprio come accadde a Hilas nelle avventure di Giasone e gli Argonauti. Come tutti ricordano Hilas era uno scudiero imbarcatosi con Giasone per la conquista del Vello d’oro. Durante una sosta, Hilas scese dalla nave in cerca di una fonte di acqua dolce. Quando le Ninfe lo videro se ne innamorarono, una di loro lo prese e lo tirò verso l’acqua per baciarlo, trascinandolo poi nella fonte con loro. Ecco, immagino che anche Monet sia stato rapito dalle Ninfe del suo lago, avrà visto la loro bellezza, avrà sentito il loro profumo, avrà toccato con mano quel confine tra umano e divino, e solo attraverso questa magica empatia è riuscito a creare la grande sinfonia cromatica fatta di fiori prima che di pennelli, sprigionando uno stupore mistico, scaturito dall’amore infinito verso la Natura.
Annie Pellecchia
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