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Bianca come il Lilium

Bianca come il Lilium

Ogni fiore è un’emozione, ogni emozione è un colore la serenità è pura e bianca

Anna è un medico in prima linea in quest’era di Covid. Quando finisce il turno in ospedale ha un desiderio: ritornare a casa lontano da tutti e tutto.

Una volta alla settimana, però, trova anche il tempo di passare nel mio negozio di fiori. È sempre molto provata: «La gente non si rende conto, in ospedale è un vero inferno», mi ripete. Vive quello che non avrebbe mai immaginato.

In negozio siamo tutti per lei. Ci racconta il piacere di disporre i fiori nel vaso, attendere che le grandi corolle si schiudano, levare delicatamente gli stami per non macchiare i candidi petali col polline. Durante la settimana, le mando qualche foto di fiori via WhatsApp, è il mio modo per darle conforto.

Il fiore dei fiori

Anna sceglie sempre un fiore vecchio come il mondo: il Lilium bianco. Forse perché i colori accesi in questo momento la stancano.

Il Lilium è un fiore che si perde nella notte dei tempi, figlio delle terre di Siria e Palestina. È presente nella vita di grandi civiltà, dai greci agli egizi fino ad arrivare nel lontano oriente. Aveva un significato e una funzione sacrale nei culti femminili, per questa ragione taluni lo considerano il fiore dei fiori “anthos antheon”.

E Anna, inconsciamente, proprio come le sacerdotesse greche, ripete quei gesti puri, che rasserenano l’animo. Le sue mani sono le stesse mani di quelle donne, incise su alcuni anelli ritrovati dagli archeologi a Isopata, nei pressi di Cnosso, o in affreschi micenei che raffigurano scene liturgiche.

Il profumo del Lilium è una cabala, un miscuglio di miele e pepe, dolce, acre, lieve, forte, allo stesso tempo. Per questa ragione molti clienti lo scartano a priori, ma con Anna è diverso. Lei conosce l’odore della sofferenza, una volta a casa si lascia cadere sul divano del salone, ammira i suoi fiori e chiudendo gli occhi aspira quel profumo di terre lontane. «Mi rilassa tutto questo», mi ha raccontato un giorno. La sua casa è il suo tempio, solo lì trova pace.

Ritemprarsi con le piante

Per tutti coloro che oggi lavorano in condizioni estreme, in reparti difficili, appesantiti da tute, mascherine, visiere e guanti, non è facile tornare al mondo esterno. I fiori per Anna sono diventati un appuntamento indispensabile per rafforzare il suo equilibrio interiore.

Questo deve far pensare a un futuro diverso. Sarebbe utile avere piante e fiori in tutti gli ospedali per permettere al personale sanitario di riposare la mente, assorbire energia positiva e ritornare in corsia con più concentrazione. Sono teorie scientificamente provate. Investire nel verde non è solo la scelta più giusta, ma migliora la vita.

Giacomo Leopardi, già lo aveva intuito lasciandoci tra i suoi scritti questo monito: «L’uomo si allontana dalla natura, e quindi dalla felicità, quando a forza di esperienze di ogni genere, ch’egli non doveva fare e che la natura aveva provveduto che non facesse».

Il Lilium cantato, dipinto, scolpito, modellato ha ispirato tutte le arti. La sua bellezza è andata in competizione con la rosa nella storia della Cristianità: «Come un giglio tra i cardi così la mia amata tra le fanciulle» (Antico Testamento). Sotto un velo di amore umano veniva simbolicamente celato l’amore di Dio verso gli uomini.

Senza contare la Sacra Famiglia, ben sedici Santi vengono raffigurati iconograficamente col bel fiore. Ne cito uno per tutti, San Antonio da Padova!

Il Lilium ‘Casablanca’ era fino agli anni ’80 il Re degli addobbi floreali in chiesa. Le spose accompagnate dai genitori non sentivano ragioni: «Casablanca, Casablanca, Casablanca!». Ho ancora negli occhi la figura di mio padre che, parlando ad alta voce tra sé, prendeva gli ultimi appunti in agenda per il matrimonio concordato.

Quanto tempo è passato e quante cose sono successe da allora. Una cosa però è sempre più chiara nella mia mente: la bellezza di cui è pregno il nostro lavoro di fioristi va difesa oggi più che mai. Dobbiamo continuare anche in tempi difficili ad esporre i nostri meravigliosi fiori e le nostre piante come antidoto ad uno dei tanti effetti collaterali del Covid: la tristezza.

Anna è un esempio per tutti noi, ama la sua professione, la sua dedizione è ammirevole, ma ha bisogno della magia dei fiori per attraversare questo campo di battaglia.

Un giorno tutto questo finirà e, come diceva, Cesare Pavese usciremo «per le strade cercando i colori […] I colori non piangono, sono come un risveglio: domani i colori torneranno».

 

Annie Pellecchia

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