Fra i ritagli di quella regione che i latini chiamarono Campania Felix per la ricchezza e la fertilità del suolo anche una semplice composizione floreale invita a fare pace con la terra
Ore 6,30 mercati generali di Castellammare di Stabia, chiudo lo sportello del furgone, l’autovettura è piena come un uovo. Imbocco l’autostrada direzione Salerno. Ormai è giorno, la Natura che a tratti incontri lungo la strada si è risvegliata. Centinaia di alberi in fiore di peschi, ciliegi, albicocchi, prugni si diradano dalle colline fino a pochi metri del guardrail. Alberi maestosi dagli alti rami regalano a chi percorre l’autostrada uno scenario del tutto inaspettato.
E’ quel che rimane di un passato agricolo glorioso della piana dell’Agro nocerino-sarnese. Per puro caso piccole aree non sono state inghiottite dalla sciagurata cementificazione degli anni 1950-60.
Invidio i viaggiatori del Gran Tour che videro e lasciarono nei loro scritti i racconti di questa Campania Felix, ricca di fiori, frutta e laboriosi contadini. Racconti che si possono ancora ascoltare dall’ultima generazione di mio padre (classe 1930), il quale, nocerino, agli inizi degli anni ‘50 appena ne vide l’inesorabile trasformazione si trasferì per sempre a Salerno.
Guidando festeggio nella mia mente il mio piccolo, poetico” Hanami”, la parola è giapponese e significa letteralmente “ammirare i fiori”. Il popolo del Sol Levante da più di mille primavere festeggia la fioritura degli alberi di ciliegio. Oggi il Giappone vanta 600 varietà di Prunus, sia specie endemiche sia ibridi addomesticati. Il colore varia dal bianco al cremisi. Il più conosciuto è quello rosa pallido varietà Yoshino. Milioni di giapponesi si incontrano nel parco di Maruyama a Kyoto o nel parco di Ueno a Tokyo, nel castello di Himeji e quello di Hirosaki. Ammirando le fioriture famiglie, gruppi di amici, fidanzati… organizzano picnic, passeggiate, gite in barca…
Il messaggio è di grande importanza culturale-filosofico: contemplare con gioia la bellezza della Natura e dell’esistenza, ricordarsi della fragilità della vita e nel tempo stesso della rinascita.
Ore 7.30 arrivo a Salerno. Scarico dalla macchina i bei fiori. Ho ancora nella mente le immagini fiorite che la Natura mi ha appena regalato, desidero creare fasci simili, rami di pesco “con piccole fioriture da pedale” come diceva il maestro Ippolito Pizzetti. Voglio far entrare nelle case dei miei concittadini il profumo delle fresie, dei giacinti, delle giunchiglie, voglio far cadere sui loro tavoli e al suolo con la lentezza e delicatezza infinita di 5 cm al secondo un petalo di fior di pesco…
E’ questo che penso mentre sistemo i fiori nei vasi!
Il primo "buon giorno" è di Michela giovane cliente habitué del negozio. Con quel visetto spruzzato di lentiggini e lunghi capelli rossi mi chiede un bouquet.
«Posso proporti un fascio alto» non riesco neanche a finire la frase che Michela mi dice «Per carità ! Odio i fasci alti! Non potrò mai dimenticare i miei diciotto anni. La fiorista del mio paese mi consegnò un fascio bruttissimo. Da allora li odio!»
Sicuramente era un fascio dove i fiori bisticciavano tra di loro… ne ho visti parecchi nella mia vita, errore di accostamenti di colore, di forme, volumi, incarto…
Il problema ora era allontanare Michela da quel brutto ricordo, e costruirne uno nuovo di zecca, bello da portare con sé per sempre.
«Michela se sei qui è perché ami i fiori, che ne dici di lasciarti andare e comporre con me un nuovo fascio? Dovremo però immaginare di essere all’aperto, vieni?».
Eravamo sulle colline in fiore, tagliammo con le cesoie i rami di pesco, qualche petalo le cadde sui capelli! Rideva Michela, le feci cogliere fresie e tondi ranuncoli, le giunchiglie avevano un profumo fortissimo! Sai le dissi nel vesuviano questi piccoli fiori li chiamano ”pasta e ceci” perché il perigonio (parte esterna dei petali) è bianco e la corona è giallina… le piacevano i tulipani, era indecisa sui colori, «Prendi quelli che ti chiamano per primi» le dissi! «Senti com’è fresco il profumo della Ginestra!»
Lo squillo del telefono ci riportò in negozio! Il bancone era ancora un po’ in disordine, con la scopa ripulii il pavimento dalle foglie e dai gambi mozzati, alzai il fascio verso il cielo! Michela lo guardava incredula, commossa, felice! Disse semplicemente «E’ bellissimo».
«La Natura è bellissima, cara Michela, dobbiamo solo imparare a guardarla veramente».
"Senti la frequenza curativa del Petalo adagiarsi sul fondo dell’anima incredula, resettando nocivi pensieri; apri il respiro all’opera di Dio incompiuta ancora nello spirito e crea il tuo Volere" (Tilla)
Anny Pellecchia
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