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Hibiscus  - Un saluto dalle Hawaii

Se una donna lo pone dietro l’orecchio sinistro indica che è single, se a destra dice che è impegnata, se dietro le due orecchie spera in un nuovo amore. Anche così si esprime il ricco e affascinante simbolismo degli abitanti delle Hawaii

Ecco sistemato il cartello “Un saluto dalle Hawaii” sulle piante di Hibiscus.

Finalmente la bella stagione è arrivata e nessun fiore è più gioioso di un Hibiscus nell’augurare “Felice Estate!”

hibiscusCome tutti sanno la splendida pianta è originaria dell’Asia e delle isole del Pacifico. L’ Hibiscus è diventato nel 1923 simbolo delle Hawaii sia per la bellezza sia per la forte simbologia che ha per il popolo hawaiano. I nativi dell’isola se lo fanno tatuare sulla pelle come forma di rispetto, autorità, illuminazione interiore, purezza.

Si dice che una settimana trascorsa sulle spiagge di queste isole soporifere, all’ombra di palme di cocco e avvolti dall’inebriante profumo di fiori curerebbe tutte le tristezze! Magari fosse vero!

Per il momento, come abitante del gran mondo mi limito a deliziare lo sguardo dei passanti attratti dai fiori colorati e luminosi degli Hibiscus.

Tanti sono i colori degli Hibiscus come quelli dei meravigliosi arcobaleni che si possono continuamente ammirare in queste isole, non solo di giorno, ma anche di notte! I marinai chiamano questi fenomeni “cani sciolti”, piccole pezze di arcobaleno, sono infatti spesso viste disperse nei cieli a queste latitudini, come vetri colorati di una cattedrale.

Non posso accogliere i clienti in negozio con una collana di fiori ma posso simpaticamente salutarli con un sorridente aloha! Nella lingua hawaiana aloha significa molto di più che buon giorno! L’antica religione politeista si fondava sulla natura. Aloha è uno spirito che spinge gli abitanti dell’arcipelago ad assumere un atteggiamento di ospitalità e cordialità. Questo spirito infonde negli hawaiani amore e voglia di condivisione. “ALO-condivisione OHA-gioisa  HA-vitale”

L’Hibiscus piace davvero tanto alla gente, in questi mesi caldi molti clienti li acquistano, per poi ritornare da veri collezionisti! Due sono i punti deboli di questa pianta: i pidocchi d’estate e il freddo d’inverno. Rassicuro i clienti! I pidocchi sono facili da debellare, basta spruzzare un insetticida specifico o farlo in casa semplicemente lasciando macerare per dieci giorni al sole un l d’acqua con trenta cicche di sigaretta! Per il freddo invece, bisogna mettere i vasi a dimora o coprire le piante in terra piena con teli protettivi anti gelo o buste di plastica forate.

Il mio corpo forzato a stare in negozio non smette mai di far viaggiare la mente.

Alzo lo guardo, ci sono due alte montagne sull’isola di Hawaii, Hualai alta diecimila piedi e Mauna Loa,alta quattordicimila piedi.

Questo significa che lassù in cima c’è neve, ghiaccio e arbusti montani, abbassando lo sguardo la flora incontra un clima temperato, fino ad arrivare ai piedi della montagna con clima caldo umido e piante tropicali. Praticamente con un solo colpo d’occhio si possono ammirare tutti i climi del mondo, come disse il viaggiatore Mark Twain nel 1866!

Comprare un Hibiscus significa svegliarsi ogni giorno d’estate con un fiore appena sbocciato! Mentre incarto la pianta ad una cliente la invito scherzosamente ad adornarsi i capelli una volta tornata a casa con un fiore! Se lo metterà dietro l’orecchio sinistro sarà single, se a quello destro impegnata, se ad ambedue le orecchie si spera in un nuovo amore anche se già legata ad un uomo! La signora opta per una decina nei capelli! A buon intenditore poche parole! La giornata di lavoro è finita, torno a casa. Mio padre più di quarant’anni fa piantò in giardino un Hibiscus rosa sinensis,oggi è alto più di tre metri. I suoi rami carichi di fiori arrivano fino alla finestra della mia camera.

Non ho la luna piena, tonda, gigantesca della Hawai, ma quando la bella luna italiana illumina d’argento i miei Hibiscus e un dolce scirocco li fa ondeggiare, allora sì che posso sognare ad occhi aperti di essere ai tropici! Sulla grande spiaggia della baia Hanauma di O’ahu il dolce suono dell’ukulele porta i miei passi verso una radura orlata di Palme di cocco e fiori di Ohia, Plumeria e Hibiscus…

Ragazze danzano con assoluta perfezione la lasciva hula hula, la danza più antica di questo popolo, movimenti delicati dei piedi, dei fianchi, delle mani rappresentano le parole di un canto, e meravigliosamente i fenomeni della natura come l’oscillazione degli alberi nella brezza, le onde dell’oceano, la passione, il desiderio…

Felice Estate a tutti!

 

Annie Pellecchia

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Quanta strada ha fatto il Ranuncolo

Chiamato fiore-ranocchio perché cresceva in prossimità degli acquitrini, il Ranunculus
è sempre più perfetto e sta conquistando i mercati. Decantato dal premio Nobel Grazia
Deledda, in Gran Bretagna è usato come auspicio amoroso
            

«C he belli, sono roselline? » «No signora sono ranuncoli!  Un sogno vero? »

Incredibile il perfezionamento genetico che i produttori hanno apportato al fiore di ranuncolo. Sono talmente grandi, corposi, globosi, che molti stentano a riconoscerli. La variopinta gamma di colori che spazia dal bianco, rosso, rosa,arancio, giallo, fucsia…danno grande stimolo alle creazioni dei fioristi.

Ai mercati generali sono diventati delle vere super star! Prima cosa il prezzo è aumentato decisamente rispetto al passato, ma questo non spaventa noi acquirenti, è chiaro che le nuove coltivazioni presentano un fiore dalla corolla e stelo perfetti, quest’ultimo ed è degno di nota, non è più soggetto alla botrite (marciume)tipico difetto di questa varietà. In Campania si piantano ogni anno 2,5 milioni di bulbi su di una superficie di 30 ettari ,la produzione è quasi interamente destinata ai mercati esteri Olanda e Germania. E’ la Liguria però che mantiene il primato di questi splendidi fiori commercializzati anch’essi all’estero, Francia, Olanda, Israele, Grecia, America.

Proprio le spose oltre Oceano, hanno iniziato a desiderare i loro bouquet nuziali con ranuncoli!

ranuncoloChi l’avrebbe mai detto che il piccolo Ranunculus traduzione diminutiva e vezzeggiativa del termine greco “ Batrachion”, usato per designare il fiore col significato di ranocchietta, arrivasse finalmente all’altare!

Il fiore ranocchina ha infatti per consuetudine il vizio di vegetare in luoghi ove si trovano acque stagnanti, e quindi abitate, da rane, ranocchi e rospi!

E’ da secoli che le donne sperano di baciare il ranocchio giusto che cambi loro la vita !

Il ranocchio intanto si è trasformato in un bouquet, per il resto poi si vedrà!

Qualche altra più spudorata in Gran Bretagna ha osato di più…è noto che le contadine del West Country facevano mazzetti di fiori in cui erano presenti anche i Ranuncoli .

Ad ogni fiore veniva dato il nome di un ragazzo del luogo, poi li mettevano sotto le gonne , (simbolo chiaramente erotico) la corolla che si apriva per prima segnalava il probabile sposo.

La dea speranza fa fare alle donne davvero cose strane!

Il bello è che ogni speranza, appena realizzata, genera a sua volta altre speranze, ho sperato per anni di trovare il principe azzurro, ed ora trovato, spero sia della sfumatura giusta!

Più che sperare tutti noi dovremmo credere che ogni giorno sia un giorno buono, più che sperare dovremmo imparare a guardare meglio il bello che abbiamo intorno a noi …

Ecco voglio ricordare una donna, una brava scrittrice italiana che non sperava, semplicemente si soffermava a guardare la realtà per quello che era :

« …la primavera nuorese sorrise…grandi ranuncoli gialli, umidi come la rugiada brillarono nei prati argentei e le prime stelle apparse al cadere della sera sorrisero ai fiori: il cielo e la terra parvero due specchi che si riflettessero»

[Grazia Deledda- Canne al vento.]

 

Anny Pellecchia

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Tulipani - Ogni fiore ha la sua stagione

Si è aperta la stagione dei tulipani! Ho resistito stoicamente a chi me li chiedeva in estate e autunno perché desidero che i clienti si riapproprino dell’emozione dell’attesa. I fiori, come la musica, devono rispettare i tempi e se questo non avviene si crea una stonatura nella melodia delle quattro stagioni.
Certo, i tulipani in Italia si vendono come il pane, non so quanta gente mi dice: «È il mio fiore preferito».
TulipaniGli italiani credono davvero che l’Olanda sia un Paese incantato: mulini a vento, olandesine con le cuffie bianche e tanti tulipani!
Ma la nostra passione per il tulipano non si lega sempre alle belle favole che ci tramandiamo.
Per esempio la “tulipanomania” fu una speculazione commerciale che dal Seicento in poi contagiò gran parte dell’Europa.
I bulbi diventarono merce di scambio, oggetti di quotazioni variabili come le azioni.
Molti ebbero il coraggio di barattare i loro beni per possedere un solo bulbo. Poi fu la moda a coinvolgere la gente.
Le donne francesi lasciavano scivolare furtivamente nelle loro vertiginose scollature un tulipano, e i pittori fiamminghi fecero di quella corolla multicolore il soggetto principale delle loro immagini.
Ancora oggi, gli americani identificano le curve del tulipano con la forma della bottiglia più famosa.
Neanche le ragioni degli olandesi (“per nulla misteriosi, espliciti, logici e razionali”) ci accomunano. L’Olanda, “pantano d’Europa”, non era certo baciata dagli Dei come l’Italia.
In quel grigio e freddo Paese calvinista scarseggiava la luce del sole e il tulipano, con la seduzione dei suoi colori, li stregò letteralmente, fino a diventare la loro risorsa nazionale.
Ma come hanno fatto i tulipani a farsi largo nei gusti di noi italiani “sognatori, navigatori, santi, poeti, e passionali”? Tutto incominciò nel 1939, quando tre belle nederlandesi-ungheresi di lingua italiana, il celebre trio Lescano, ci sedussero con una canzonetta: il ritornello “Parlano d’amore tulli, tulli, tulli, tullipan…” veniva cantato da tutti, Duce e re Vittorio Emanuele III compresi!
Il secondo passo del fiore ormai famoso alla conquista dell’Italia fu il personaggio pubblicitario dell’olandesina che dalla neonata tv di Stato si mise a lavare i panni degli italiani anni Cinquanta. Entrava ogni sera nelle nostre case attraverso la finestra di Carosello e tutti cominciammo a canticchiare “Mira, mira l’olandesina!”.
Come potevamo noi italiani, anche cantanti, non innamorarci dei tulipani e delle olandesine?
Il bello è che quando dico ai clienti che il Paese d’origine dei tulipani non è l’Olanda, ma la Persia, quasi ci rimangono male! Pensare invece che solo a Kabul, nei lontani tempi di pace di quelle lande mediorientali, si contavano ben 33 varietà spontanee di tulipani.
Un soldato inglese, Tim Checketts, reduce dalla seconda guerra del golfo in Iraq, mi disse che a Baghdad, entrando nel palazzo-reggia di Saddam Hussein ormai semidistrutto dalle operazioni belliche, trovò giardini che erano stati magnifici, ma ormai ridotti a totale degrado.
«Il giardino è rimasto solo, la gente non pianta più fiori, nei villaggi si vedono cannoni e macchine da guerra», è il canto della poetessa iraniana F. Farrokhazad. La terra delle “Mille e una notte”, dove i tulipani accompagnarono scambi di promesse e pegni d’amore, non riesce più a trovare quella serenità che anche nella canzone “Tullipan” viene desiderata: «… in un incanto sospiroso i tulipani parlano d’amore, che pace,che pace».
Purtroppo, non ebbe lieto fine nemmeno la storia delle tre sorelle Lescano, le quali furono arrestate dal Regime con l’accusa di spionaggio, e la scoperta della loro ascendenza ebraica le obbligò poi a riparare in Argentina.
Forse la pittrice messicana Frida Kahlo non sbaglia quando, amara, sentenzia: «Gli uomini immancabilmente riescono a trasformare i sogni in incubi.»

 

Anny Pellecchia

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