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Fragole da giardino, cibo delle fate

La Fragaria x ananassa delizia l’occhio coi suoi fiori rosa o bianchi ed esalta il palato col succo dolce dei suoi frutti. Ma anche i progenitori di questo ibrido fecero innamorare i Romani, mentre Shakespeare li immaginò come nutrimento delle creature magiche nel suo “Sogno di una notte di mezza estate”

Le piante di fragole sono state caricate sul furgone, verranno esposte vicino alle piante aromatiche all’esterno del negozio. Quando, tre anni fa me le proposero, nei mercati generali, ero incredula: non le avevo neanche riconosciute.

Le nuove varietà di fragole da giardino (Fragaria x ananassa) dai fiori rosa fucsia o bianchi, rifiorenti e generose di frutti succosi, possono arrivare a dare un raccolto davvero sbalorditivo!

fragole

Certo, di frutti queste piante ne avevano in abbondanza; erano lì, tanti, appesi come allegri campanelli, impossibile non comprarle.

Decisi di regalarmene una, del resto, pensai, è il frutto del mio compleanno!

 Piccoli, deliziosi, romantici, succosi.

Anche la forma è attraente: molto simile a un piccolo cuore rosso. William Shakespeare ne rimase talmente affascinato che le definì “il cibo delle fate”.

Vi piace la crostata di fragole? Se la vita è memoria,chiudo gli occhi e ritorno al tempo sereno dell’infanzia.

Vedo mia madre nel giorno del mio compleanno, 4 giugno, trafficare in cucina tra pasta frolla ricca di scorza grattugiata di limone e crema pasticciera.

Le fragole, nei caratteristici cestini blu allineati sul tavolo, attendevano di avere il posto d’onore insieme alle candeline.

Fragaria è il suo nome botanico. I Romani, ai tempi di Plinio il Vecchio, furono talmente rapiti dal profumo intenso che emanavano che le battezzarono giustamente “fragrans”,

da fragranza. Gli anni sono passati velocemente; le prime rughe come pieghe di un lenzuolo sono comparse sul viso, ma una cosa è rimasta giovane, l’espressione di vero piacere nell’assaporare la mia torta di compleanno!

Tornando a tre anni fa, portai in giardino la mia pianta di fragole. Ebbi cura di sistemarla in un grande vaso a mezzombra.

Mi assicurai che l’erba cipollina le facesse da guardia; del resto è riconosciuto da sempre l’infallibile ruolo di insetticida naturale di questa piccola aromatica contro gli insetti “golosi”. Così fatto, iniziò il mio processo di conoscenza con la nuova cultivar.

La verità è che queste nuove piante sono talmente belle che mi indispettiscono. Lo so che è stupido, ma ammetto che sono un po’ – correggo – parecchio fissata con la stagionalità!

Queste nuove varietà, invece, imperterrite e instancabili, fruttificano da aprile a ottobre. Che dico? Anche nel mese di novembre ha dato i suoi, ultimi, frutti. Avvolta in uno scialle di lana, per proteggermi dai primi freddi, sospirai: «Ma non è primavera; sta arrivando l’inverno!». E così dicendo, lasciai i frutti sulla pianta per gli uccelli del giardino e mi immalinconii per l’estate che mi aveva lasciato.

Un altro compleanno è tornato: fra breve giugno spalancherà le sue porte al profumo del mare, al caldo sole rigeneratore. Il giardino è già un tripudio di colori: e so che entrerò in cucina, la famiglia è aumentata e, attorno a mia madre ormai nonna, ci saranno i nipoti che parteciperanno alla preparazione della crostata di fragole.

Solo guardarli sarà il più bel regalo di compleanno.

La ricetta? È segreta! La pastafrolla si cuoce con la sola crema in forno preriscaldato (coprendola a metà cottura per non farla colorire) e, quando il dolce sarà raffreddato, si disporranno sulla crema le fragole condite con zucchero e limone. La torta si lascia riposare per una notte. Lo sciroppo di fragole infiltrandosi negli strati morbidi colorerà di rosa crema e pastafrolla!

Esco in giardino, quasi un richiamo, per vedere la mia fragola. È piena di frutti e fiori: «Sei davvero una bellissima pianta, hai creato un boquet naturale.

Ti prometto che, il prossimo novembre, non lascerò gli ultimi frutti agli uccelli; sai che farò? Stapperò una bella bottiglia di prosecco, aggiungerò nel calice ituoi piccoli frutti e brinderò al mondo di “Fantasia”, il mitico cartone della Disney».

Dimenticavo, sapete cosa cercano le fate nei boschi, sui colli e nei giardini? «Stille di rugiada da appendere come perle all’orecchio di ogni primula», assicura Shakespeare (“Sogno di una notte di mezza estate”, Atto II, Scena I).

 

Annie Pellecchia

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