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La severa lezione di Madre Natura

Urge la promessa che archiviato questo periodo di pandemia, si cambi rotta per tutto il pianeta Terra.

Piccolo uomo del 2020, ti sentivi forte, imbattibile sicuro, peccato che chi non conosce la storia è costretto a riviverla.  L’uomo domina gli altri esseri viventi, crede di essere Dio in terra, non sa che se altera i meccanismi del pianeta, ovvero attacca inconsapevolmente organismi infinitesimamente piccoli, microbi, bacilli e virus  ne diventa a sua volta vittima e preda. La malattia sonnecchia, per poi un giorno esplodere e propagarsi grazie a promiscuità sociali.  

Dalle epidemie dell’antica Grecia, a quella di  Roma, alla peste raccontata dal Boccaccio, a quella del Manzoni fino a quella che stiamo vivendo oggi nulla cambia. Tutte le epidemie passano rapidamente da una massa umana all’altra.  Cosa  pensa il medico, lo scienziato del nostro tempo delle epidemie del passato e quella di oggi? La storia si ripete non c è una cura un vaccino immediato si procede per tentativi, e “secondo alcuni, luminari non esitano ad avanzare l’ipotesi, che ogni agente patogeno, abbia la propria storia, parallela a quella delle sue vittime, e che l’evoluzione delle malattie dipenda in larga misura dai cambianti, dalle mutazioni degli agenti stessi.” (Fernand Braudel ). 

Oggi come allora  ci troviamo allo stesso punto. Quarantena! Dai documenti apprendiamo che il Doge di Venezia 1485, capì che  per arginare  il male bisognava creare un isolamento, le case pulite con zolfo e rimbiancate, letti e  suppellettili disinfettati e messi al sole, vestiti e panni sporchi bruciati. 2020 il pianeta si è trasformato in un immensa ampolla di Amuchina e vige la quarantena assoluta! Le fake news imperversano, “Prendete vitamina C, D, B..”.

Nei tempi addietro si ricorse al Cardo benedetto ovvero Centaurea benedicta, una sorta di panacea di tutti i mali.

I monaci Benedettini ne favorirono la coltivazione. Così come la Ruta, o l’acqua di rose.

Ma, ahimè,  niente di tutto ciò fu di grande aiuto. Un vecchio proverbio cinese afferma che tutte le malattie umane entrano dalla bocca. Se è così anche le sostanze curative e i rimedi devono essere assunti nello stesso modo. Purtroppo, nonostante medici e scienziati di tutto il pianeta stanno cercando di trovare il farmaco giusto, la cura ancora non c’è.

Ma come si sa cercando una cosa se ne trovano altre. Dall’analisi dell’Arpac vengono fuori importanti dati. L’inquinamento, soprattutto quello atmosferico, potrebbe aver preparato il terreno al coronavirus e alla sua diffusione. Dati evidenziano una relazione  tra superamenti dei limiti di legge e il numero dei casi infetti. 

La Pianura Padana è guarda caso, purtroppo,  in codice rosso.  Alte percentuali di polveri significano più province con focolai di coronavirus. D’altro canto, con l’arrestarsi del mondo, l’inquinamento è diminuito drasticamente, i satelliti ce lo mostrano chiaramente. Quindi dovremmo avere meno malati di tumori nei prossimi mesi.

Conclusione? Non ci vuole molto a tirare le somme.  Una volta finito questo periodo di pandemia, c’è davvero la necessità assoluta  di cambiare rotta per tutto il pianeta Terra.

La Natura ancora una volta  ci ha dato una grande lezione di vita.

Anny Pellecchia

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 Copyright © Ugo Pellecchia & Le Cronache

 

 

 


 
Azalea, la bellezza di ieri, oggi e domani

Ci sono immagini nella vita di ognuno di noi che rimangono  indelebili nella mente per sempre. Chiunque abbia varcato la soglia dell’Euroflora sa di cosa parlo. Euroflora  rappresentava una delle principali rassegne floreali del Mediterraneo e del mondo.Il palazzetto dello sport di Genova si trasformava in un immenso giardino.

Ero ragazza all’epoca i miei genitori mi regalarono un sogno ad occhi aperti. Il primo impatto del visitatore era un immensa aiuola di azalee, talmente vasta che lo guardo non riusciva a contenerlo interamente, il cuore e l’emozione di tanta bellezza faceva fatica  a credere che fosse vero, il sorriso sul viso misto a stupore era talmente prolungato che una volta rientrata in albergo intontita da tanta bellezza cadevo in un sonno catartico.

La stessa emozione ma ancora in scala più grande la racconterà il botanico Robert Fortune. Nel 1843 è tra i primi occidentali a raggiungere la regione di Chusan in Cina “ « Pochi possono farsi un’idea della favolosa e stupefacente bellezza di queste montagne ricoperte di azalee, dove su tutti i lati fin dove lo sguardo può spaziare, gli occhi si posano su masse di fiori di brillantezza abbagliante e di incomparabile bellezza.».

Il suo viaggio in Cina lo porterà a visitare, giardini con spettacolari alberi di peonie, camelie, in particolare di azalee e rododendri stretti parenti di quest’ultime. Gli ricorderanno le esposizioni nei giardini della Horticultural Society, in scala più ridotta naturalmente,  dell’amata Inghilterra!

Fortune acquistò molte varietà dai vivaisti cinesi, grazie al suo contributo  ha arricchito i giardini europei di tanto colore. Gli inglesi sono stati talmente amanti di queste fioriture che in Italia  scherzando, ancora ci si chiede se sono arrivati prima loro o le azalee. Fatto sta che gli inglesi in Italia con il loro innato  istinto di giardinieri hanno sempre creato giardini scegliendo luoghi freschi ombreggiati, il lago di Como, il lago Maggiore, la Reggia di Caserta, Ravello.

Affinchè le radici non abbiano mai a soffrire la siccità, ovunque c’è un confine tra giardino e bosco lì un inglese pianterà un azalea! 

Oltre a Robert Fortune molti altri botanici finanziati dalla Corona inglese portarono in Europa ancora tanti esemplari di Azalee e Rododendron. Potete immaginare quanto materiale a disposione avevano gli ibridatori.

Non persero tempo, si misero subito al lavoro inondando il mercato florovivaistico.

Oggi le azalee vendute nei negozi sono sempre molto apprezzate, i begli arbusti ricoperti di fiori sono facilmente associati agli occhi dei clienti a fasci di fiori o composizioni.

I rosa pallido si alternano al rosa pastello e poi al fucsia ai bianchi, bianchi variegati... davvero c è l ‘imbarazzo della scelta.

Qualsiasi occasione – che sia una nascita, un compleanno, la festa della Mamma o Pasqua – festeggiata con questa voluttuosa pianta è un’emozione.

Certo molti vorrebbero che la fioritura durasse in eterno!

Ma nulla è eterno, la bella statua di Buddha nella valle  di Chusan , ogni anno si ricopre dei petali delle azalee ormai sfiorite, “Orsù, mio discepolo non piangere, non disperarti . Non te l’ho detto già durante le nostre meditazioni?L’uomo deve separarsi da tutto ciò che ama. Come sarebbe possibile che non perisse ciò che è nato,divenuto, si è formato ed è soggetto a divenire?” La fede è uno stato del cuore, è un continuo rinnovarsi di un dono, guardare la Natura e saper accettare il suo ciclo è la parabola della vita.

C’è tanta bellezza nel mondo da ammirare non dimentichiamolo! 

Roma  città eterna, regala ogni anno nella splendida cornice di Piazza di Spagna sulla scalinata  di Trinità dei Monti la fioritura di ben 150 piante di Azalee. Sono piante antiche curate amorevolmente  durante l’anno nel parco storico di San Sisto alle pendici del Celio. 

Stare su quella scala fiorita, diventa immediatamente dolce vita, diventa  un immagine glamur, pronta per essere immortalata  in un ciak immaginario nella macchina da presa !

Ciak si gira! “Natura” il più bel film creato da Dio!

Anny Pellecchia

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Copyright © Ugo Pellecchia & Il Floricultore

 

 

 


 
Money Plant, la pianta più social del momento

“Se potessi avere Mille lire al mese, senza esagerare, sarei certo di trovare tutta la felicità”
Era il 1939, C. Innocenzi e A. Sopranzi scrissero questa canzone per il film omonimo.
Il successo fu immediato. L'Italia degli anni 30 in piena inflazione fece proprio l’allegro ritornello,tanto era orecchiabile che lo si cantava fino a pochi decenni fa .
Mille lire al mese era il sogno piccolo borghese degli italiani per bene, i quali desideravano...
“Un modesto impiego, io non ho pretese, voglio lavorare per poter alfin trovare tutta la tranquillità”
La trama del film ormai dimenticata parla di un giovane italiano, il quale nonostante la sua specializzazione, è disoccupato e tormentato dai debiti.
2019, ottant’anni dopo l’Italia sembra non vedersela meglio!
Circa la metà della popolazione vive in prima persona o di riflesso per un proprio caro, il problema e la preoccupazione relativo all’occupazione.
Nessuna canzone è stata scritta a tal proposito, ma in campo botanico è venuta in aiuto una simpatica piantina, per farci sperare, sorridere, sognare come il protagonista del film.
Pilea peperomioides, questo è il suo nome, soprannominata “pianta delle monete”.
La pianta è originaria dell’America latina e dell’Asia, due arie geografiche anch’esse complicate economicamente. Le popolazioni sofferenti accorgendosi che le foglie sono perfettamente tonde come monete, hanno sognato di vedere ricchezza e così il nome è stato coniato.
I cacciatori di piante olandesi non si sono fatti scappare questo piccolo ma importantissimo dettaglio ed ecco che milioni di piantine “Mony plant” si sono riversate sui mercati internazionali.
Arrivate in negozio con un bel logo raffigurante un simpatico maialino salvadanaio hanno automaticamente incuriosito i passanti. Il prezzo competitivo ha permesso che sparissero in un battibaleno!

Un vero successo!
Inutile dire che “Money plant“ pubblicata sui vari social ha avuto like da superstar!
Per finire una cliente mi ha per davvero chiesto “ Ma funziona davvero?”
Ridendo ho risposto ”Non lo so ma è bello crederci!”
Nei paesi d’origine è famosa per la sua nomea nel portare fortuna e abbondanza a chi si regala. Nonostante la bella aurea che la circonda la Pilea è effettivamente una bella pianta da appartamento, generosa di foglie se ben curata.
Una caratteristica che l’ha resa tanto attraente tra gli appassionati di piante da appartamento di tutto il mondo è la facilità nel propagarsi.
Intanto il protagonista del nostro film del 1939 continua a cantare e sperare reali soluzioni al suo problema ...

”Ho sognato ancora, stanotte amore, l’eredità d’un zio lontano americano...”
Ironia della sorte caro giovane del 1939-2019, la Pilea in America settentrionale e Australia, non solo è molto amata ma ha un nome ben diverso! Pancake plant!
Effettivamente in terre più serene economicamente i “nostri zii” nelle belle fogli tonde non riescono a vedere se non un delizioso dolcetto dal nome Pancake!
Quindi non rimanerci male se il postino ti recapiterà da parte dello zio un bel pacco di preparato per Pancake!
La strofa continua ahimè, così che tutti gli italiani continuano a cantare ...”Se questo sogno non si avverasse come farò, il ritornello ricanterò”
“ Se potessi avere mille lire al mese, senza esagerare, sarei certo di trovare tutta la felicità!
Intanto, consiglio di goderci la buona fortuna delle piccole cose che abbiamo, ammirare la nostra nuova Pilea e mangiare un bel dolce italiano, i quali senza offesa sono decisamente più buoni dei Pancake!

Anny Pellecchia

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Copyright © Ugo Pellecchia & Il Floricultore