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Il grande corazón del fico d’India

C’è una bella pianta di Fico d’India (Opuntia ficus-indica) sulla strada di casa abbarbicata sulla roccia a strapiombo, quando scendo a piedi per fare una passeggiata ho quasi timore che mi cada addosso, così mi porto sul lato verso il mare per sentirmi più sicura. Non riesco a levargli gli occhi da dosso tanto è bella.
Una scultura della Natura, con equilibrio perfetto è determinata ad arrivare fin sulla strada, pala dopo pala prima o poi raggiungerà il suo intento.
I bellissimi fiori sbocciano al sole del Sud per poi tramutarsi in succosi frutti dai colori brillanti, rosso fuoco, giallo, viola.
Sono sempre tentata di coglierli, ma come dicevo prima, ho paura di farmi male così mi accontento di sapere che gli uccelli banchettino senza essere disturbati!
Sulla strada i frutti caduti sono perfettamente svuotati dalla maestria dei becchi dei volatili!
Ai mercati generali possiamo trovare piccole piantine di Fico d’India, sono molto apprezzate dai clienti. Negli ultimi anni, soprattutto, questa pianta con la sua simpatica foglia a paletta è ispirazione per stampe di tessuti, parati e modello per creazioni di gioielli e ceramica.
Tutta questa visibilità aiuta il successo della pianta, la quale incontrando la simpatia dei clienti viene acquistata senza bisogno di presentazioni.
Anche la cura è molto facile, essendo una pianta grassa abituata ad adattamenti estremi chiede solo luce, caldo e innaffiature ridotte aiutati da uno spruzzino per non pungersi.
Flavia, una cliente abituale del negozio, ne ha acquistata una.
Frequenta un corso di ceramica in città, e con tutto l’entusiasmo del principiante mi ha fatto vedere il suo primo lavoro, un vaso con foglie di Fico d’India, perfetto per la sua nuova piantina!
Qualche settimana dopo, con grande meraviglia, la pianta felice nel suo vaso artistico, le ha regalato due nuove foglie, prospera felice e contenta in una casa piena di energie positive!
E’ poco più di cinquecento anni che il Fico D’India è entrato a far parte della flora europea. Furono gli spagnoli a portarlo nel nostro continente dal Messico, poco dopo la scoperta dell’America. Velocemente si è diffuso nelle aree temperate dell’Europa meridionale e dell’Africa settentrionale.
Nell’Italia del Sud si è ambientato così bene da diventare un simbolo integrante del paesaggio soprattutto in Sicilia, dove i suoi frutti si sono trasformati in fresche granite, saporosi liquori e dolcissima frutta martorana. Talmente presenti in Sicilia che li troviamo presenti nelle pagine dei libri sfondo di personaggi nei racconti di Pirandello a Camilleri.
Poi c’è una cosa che mi piace tantissimo di questa pianta ed è il suo modo di pensare per risolvere un problema! Molto spesso ci sentiamo dire “è impossibile”, ebbene diffidate da chi lo dice, le piante ci insegnano sempre a trovare una strategia per raggiungere un obiettivo!
Il nostro fico d’India trovandosi in ambienti desertici a temperature altissime per sopravvivere ha imparato a procurarsi l’acqua attraverso l’atmosfera!
Come, direte voi se non piove mai in un deserto! Ebbene l’umidità della notte viene intrappolata dalle spine sottilissime e convogliata in goccioline all’interno dei clatoidi ovvero le pale, le quali a loro volta diventano un serbatoio d’acqua della pianta.
Il Fico d’India autoctono del Centro America messicano è diventato una grande risorsa per il paese.
Da sempre usato come ingrediente culinario e cosmetico ha trovato nuove frontiere di sperimentazione.
Avreste mai pensato ad un carburante a base di pale di fico d’India?
Un gruppo di studiosi, imprenditori messicani e produttori agricoli hanno fondato una società NopaliMex mettendo a punto un biocombustibile basato sulla biomassa del fico d’India, energia totalmente naturale capace di far circolare macchine istallando semplicemente un serbatoio di gas naturale.
L’oro verde del Messico non si ferma qui!
Ricercatori dell’Università del Messico stanno creando un processo di fabbricazione per una innovativa plastica biodegradabile al 100% composta da succo di Fico d’India.
Avete sentito parlare di due giovani messicani che hanno portato avanti per due anni la loro idea “data per follia”, per riuscire a creare un’alternativa alla pelle? Una pelle che fosse ecosostenibile e rispettosa verso il mondo animale. Una pelle resistente e traspirabile. Ebbene,i due con il loro ingegno hanno smentito coloro che non credevano in loro dato vita al primo tessuto vegetale simile alla pelle realizzato con pale di Fico d’India!
Il tessuto vegan è pronto a sostituire del tutto la pelle animale. Borse, scarpe, abiti, cinture...una nuova sfida per la salvaguardia del pianeta!
Giorgio Armani e altri famosi stilisti ormai guardano a collezioni totalmente ecologiche.
Armani come condottiero di una nuova sfida, incita ad una moda tutta ripensata, che vive in un mondo nuovo più vicino e rispettoso della natura.
Cambiare rotta ormai sì può, ogni giorno ne abbiamo la prova, anche noi dobbiamo fare la nostra parte, pretendendo e acquistando solo prodotti ecosostenibili.
Il pericolo di oggi se non si corre ai ripari è semplice e si può riassumere tutto in una metafora di Camilleri.

“Oggi, la situazione è spinosa, con la particolare spina del fico d’india che non si vede, ma si rischia di rimanere con la mano piena di spine senza accorgersene”

Anny Pellecchia

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La severa lezione di Madre Natura

Urge la promessa che archiviato questo periodo di pandemia, si cambi rotta per tutto il pianeta Terra.

Piccolo uomo del 2020, ti sentivi forte, imbattibile sicuro, peccato che chi non conosce la storia è costretto a riviverla.  L’uomo domina gli altri esseri viventi, crede di essere Dio in terra, non sa che se altera i meccanismi del pianeta, ovvero attacca inconsapevolmente organismi infinitesimamente piccoli, microbi, bacilli e virus  ne diventa a sua volta vittima e preda. La malattia sonnecchia, per poi un giorno esplodere e propagarsi grazie a promiscuità sociali.  

Dalle epidemie dell’antica Grecia, a quella di  Roma, alla peste raccontata dal Boccaccio, a quella del Manzoni fino a quella che stiamo vivendo oggi nulla cambia. Tutte le epidemie passano rapidamente da una massa umana all’altra.  Cosa  pensa il medico, lo scienziato del nostro tempo delle epidemie del passato e quella di oggi? La storia si ripete non c è una cura un vaccino immediato si procede per tentativi, e “secondo alcuni, luminari non esitano ad avanzare l’ipotesi, che ogni agente patogeno, abbia la propria storia, parallela a quella delle sue vittime, e che l’evoluzione delle malattie dipenda in larga misura dai cambianti, dalle mutazioni degli agenti stessi.” (Fernand Braudel ). 

Oggi come allora  ci troviamo allo stesso punto. Quarantena! Dai documenti apprendiamo che il Doge di Venezia 1485, capì che  per arginare  il male bisognava creare un isolamento, le case pulite con zolfo e rimbiancate, letti e  suppellettili disinfettati e messi al sole, vestiti e panni sporchi bruciati. 2020 il pianeta si è trasformato in un immensa ampolla di Amuchina e vige la quarantena assoluta! Le fake news imperversano, “Prendete vitamina C, D, B..”.

Nei tempi addietro si ricorse al Cardo benedetto ovvero Centaurea benedicta, una sorta di panacea di tutti i mali.

I monaci Benedettini ne favorirono la coltivazione. Così come la Ruta, o l’acqua di rose.

Ma, ahimè,  niente di tutto ciò fu di grande aiuto. Un vecchio proverbio cinese afferma che tutte le malattie umane entrano dalla bocca. Se è così anche le sostanze curative e i rimedi devono essere assunti nello stesso modo. Purtroppo, nonostante medici e scienziati di tutto il pianeta stanno cercando di trovare il farmaco giusto, la cura ancora non c’è.

Ma come si sa cercando una cosa se ne trovano altre. Dall’analisi dell’Arpac vengono fuori importanti dati. L’inquinamento, soprattutto quello atmosferico, potrebbe aver preparato il terreno al coronavirus e alla sua diffusione. Dati evidenziano una relazione  tra superamenti dei limiti di legge e il numero dei casi infetti. 

La Pianura Padana è guarda caso, purtroppo,  in codice rosso.  Alte percentuali di polveri significano più province con focolai di coronavirus. D’altro canto, con l’arrestarsi del mondo, l’inquinamento è diminuito drasticamente, i satelliti ce lo mostrano chiaramente. Quindi dovremmo avere meno malati di tumori nei prossimi mesi.

Conclusione? Non ci vuole molto a tirare le somme.  Una volta finito questo periodo di pandemia, c’è davvero la necessità assoluta  di cambiare rotta per tutto il pianeta Terra.

La Natura ancora una volta  ci ha dato una grande lezione di vita.

Anny Pellecchia

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Azalea, la bellezza di ieri, oggi e domani

Ci sono immagini nella vita di ognuno di noi che rimangono  indelebili nella mente per sempre. Chiunque abbia varcato la soglia dell’Euroflora sa di cosa parlo. Euroflora  rappresentava una delle principali rassegne floreali del Mediterraneo e del mondo.Il palazzetto dello sport di Genova si trasformava in un immenso giardino.

Ero ragazza all’epoca i miei genitori mi regalarono un sogno ad occhi aperti. Il primo impatto del visitatore era un immensa aiuola di azalee, talmente vasta che lo guardo non riusciva a contenerlo interamente, il cuore e l’emozione di tanta bellezza faceva fatica  a credere che fosse vero, il sorriso sul viso misto a stupore era talmente prolungato che una volta rientrata in albergo intontita da tanta bellezza cadevo in un sonno catartico.

La stessa emozione ma ancora in scala più grande la racconterà il botanico Robert Fortune. Nel 1843 è tra i primi occidentali a raggiungere la regione di Chusan in Cina “ « Pochi possono farsi un’idea della favolosa e stupefacente bellezza di queste montagne ricoperte di azalee, dove su tutti i lati fin dove lo sguardo può spaziare, gli occhi si posano su masse di fiori di brillantezza abbagliante e di incomparabile bellezza.».

Il suo viaggio in Cina lo porterà a visitare, giardini con spettacolari alberi di peonie, camelie, in particolare di azalee e rododendri stretti parenti di quest’ultime. Gli ricorderanno le esposizioni nei giardini della Horticultural Society, in scala più ridotta naturalmente,  dell’amata Inghilterra!

Fortune acquistò molte varietà dai vivaisti cinesi, grazie al suo contributo  ha arricchito i giardini europei di tanto colore. Gli inglesi sono stati talmente amanti di queste fioriture che in Italia  scherzando, ancora ci si chiede se sono arrivati prima loro o le azalee. Fatto sta che gli inglesi in Italia con il loro innato  istinto di giardinieri hanno sempre creato giardini scegliendo luoghi freschi ombreggiati, il lago di Como, il lago Maggiore, la Reggia di Caserta, Ravello.

Affinchè le radici non abbiano mai a soffrire la siccità, ovunque c’è un confine tra giardino e bosco lì un inglese pianterà un azalea! 

Oltre a Robert Fortune molti altri botanici finanziati dalla Corona inglese portarono in Europa ancora tanti esemplari di Azalee e Rododendron. Potete immaginare quanto materiale a disposione avevano gli ibridatori.

Non persero tempo, si misero subito al lavoro inondando il mercato florovivaistico.

Oggi le azalee vendute nei negozi sono sempre molto apprezzate, i begli arbusti ricoperti di fiori sono facilmente associati agli occhi dei clienti a fasci di fiori o composizioni.

I rosa pallido si alternano al rosa pastello e poi al fucsia ai bianchi, bianchi variegati... davvero c è l ‘imbarazzo della scelta.

Qualsiasi occasione – che sia una nascita, un compleanno, la festa della Mamma o Pasqua – festeggiata con questa voluttuosa pianta è un’emozione.

Certo molti vorrebbero che la fioritura durasse in eterno!

Ma nulla è eterno, la bella statua di Buddha nella valle  di Chusan , ogni anno si ricopre dei petali delle azalee ormai sfiorite, “Orsù, mio discepolo non piangere, non disperarti . Non te l’ho detto già durante le nostre meditazioni?L’uomo deve separarsi da tutto ciò che ama. Come sarebbe possibile che non perisse ciò che è nato,divenuto, si è formato ed è soggetto a divenire?” La fede è uno stato del cuore, è un continuo rinnovarsi di un dono, guardare la Natura e saper accettare il suo ciclo è la parabola della vita.

C’è tanta bellezza nel mondo da ammirare non dimentichiamolo! 

Roma  città eterna, regala ogni anno nella splendida cornice di Piazza di Spagna sulla scalinata  di Trinità dei Monti la fioritura di ben 150 piante di Azalee. Sono piante antiche curate amorevolmente  durante l’anno nel parco storico di San Sisto alle pendici del Celio. 

Stare su quella scala fiorita, diventa immediatamente dolce vita, diventa  un immagine glamur, pronta per essere immortalata  in un ciak immaginario nella macchina da presa !

Ciak si gira! “Natura” il più bel film creato da Dio!

Anny Pellecchia

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